trigger

riconoscersi nel proprio sguardo, intuirne la profonda soggettività in esso celata e scoprirsi immersi nell'intimità più recondita, dove a volte solo i sogni si avventurano: trigger.

principio generatore è la paura, affascinante meccanismo evolutivo permeato nel substrato mentale, in grado di evolvere nella storia dell'uomo e fermamente presente nella psiche fin dal primo trauma che tutti accomuna: la nascita (psicologia della paura, Anna Oliverio Ferraris).

di trauma si è parlato; esso è il protagonista principale della qui discussa narrazione ad immagini, non obbligatoriamente nella sua accezione più manifesta e terribile, quanto anche nella sua più subdola capacità di risalire capillarmente il tessuto neuronale del soggetto, determinandone il suo futuro sviluppo psicofisico.

l'affettività e l'attività mentale, estremi dell'archetipo Junghiano, nonché contenitori della psiche, vengono scissi dall'evento traumatico. L'Io rimane così identificato con le energie diaboliche del sé e ne viene divorato. esso si dissocia, dando origine a complessi che tendono a comportarsi autonomamente come esseri spaventosi che terrorizzano il mondo interiore per evitare il ripetersi del trauma nella mente (Il mondo interiore del trauma, Donald Kelsched).

la dissociazione dunque come funzione salvifica contro le esperienze traumatiche; ma anche segno di frattura nei processi di regolazione e sintesi interattiva degli stati affettivi (trauma e psicopatologia, Vincenzo Caretti/Giuseppe Craparo). il trauma rimane celato, tessendo una profonda ragnatela mentale atta a vincolare la normale attività neuronale.

accade tuttavia che alcuni fenomeni, spontanei o non, possano rievocare violentemente l'evento: i trigger. tecnicamente si definisce trigger, grilletto, il meccanismo mentale atto a risvegliare il ricordo di un evento traumatico vissuto nel passato e celato abilmente dalla mente per allontanarne ogni emozione negativa ad esso collegato.

nella mente si attiva così un complesso meccanismo generatore di immagini secondo il quale i contenuti figurali collaborano all'elaborazione di processi non figurali. a volte immagini reali possono mutare in irreali, stravolgendo così la loro identità figurale. Il loro recupero può comprendere istanze apercettive che sostituiscono le originarie e che possono essere gestite emotivamente dal soggetto (la mente immaginale, Mariano L. Bianca).

ecco allora che la soggettività di uno sguardo si concretizza in tutta la sua nuda realtà ponendo "io spettatore" di fronte ad un nuovo piano della vita, fino ad allora celato e ora tutto da affrontare. spetta solo a lui accettare l'eroica sfida, attraverso un percorso che per quanto duro, rappresenta l'unica via percorribile verso una serena, seppur triste, accettazione del proprio passato.

lo sguardo si fa complice di un risveglio traumatico, destinato a trascinare l'illusione della realtà in una lotta intestina con i propri demoni, il cui destino è solo funzione del sé.

immagini in medio formato analogico. multiesposizioni on-camera.
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