fabula milesia

c'era una volta, in un certo paese , un re 
con la sua regina: e avevano tre figlie.
la terza, la più giovane, fanciulla era di 
una bellezza tanto eccezionale che la penuria 
del linguaggio umano non era in grado di esprimerla.
Psiche, questo era il nome della fanciulla
questa esagerata trasposizione di onori
celesti al culto di una fanciulla mortale
incendia violentemente il cuore della
dea Venere. e convoca all'istate quel suo
ragazzetto alato: porgi a tua madre una 
vendetta, e piena
tutti la contemplano, tutti la lodano, però
non si fa avanti pretendente alcuno: l'ammirano 
tutti come una statua fatta a regola d'arte.
Psiche piange il suo restarsene lì sola e
abbandonata. soffre nel corpo ed è ferita nel
cuore. Allora l'assai infelice padre consulta 
l'antichissimo oracolo del dio di mileto e 
chiede nozze e marito per quella fanciulla.
ma Apollo gli da questo responso
porta, o re, la ragazza sulle rocce
di un monte altissimo, vestila come
se andasse a nozze con la morte.
non attenderti un genero venuta da 
una stirpe mortale ma un serpente
che vola per il cielo, tormena 
tutto, a ogni cosatoglie forza,
con armi e con il fuoco
ecco le note del flauto matrimoniale piegare ai lamentosi modi lidii, 
e il lieto canto dell'imeneo concludersi in un lugubre ululato
e la fanciulla pronta al matrimonio
con il suo stesso velo asciugarsi le lacrime:
è un vivo cadavere che avanza, 
con tutto dietro il popolo in processione
tremante e atterrita e in lacrime là proprio
in cima a quella rupe... mite, la brezza di
un Zefiro dal dolce soffio, sventolandole
di qua e là le vesti se la
porto via spirando tranquillo
lo shock della novità aveva in lei ceduto
il passo al piacere e il suono della voce 
misteriosa era consolazione della solitudine
noi, tue compagne, ci tormentiamo
disperatamente per le tue sventure. ricordati 
del responso pitico che ha proclamato che eri
destinata ad una belva trucolenta
si affretta e differisce, osa e trepida,
cade nella sfiducia, scoppia d'ira
e, questo è il colmo, nel medesimo corpo 
odia la bestia, ama il marito
non esiste più voluttà ne
grazia ne piacevolezza alcuna,
ma dappertutto incuria rozzezza, squallore
misericordia agili alunne della terra,
madre di tutte le cose, abbiate misericordia
e con veloce prontezza portate aiuto
alla moglie di amore, un'aggraziata
ragazza che è in pericolo
non appena le greggi, mitigata la
furia, avranno un poco abbandonato
il loro animo, scuoti le fronde
del bosco vicino e troverai l'oro lanoso
le acque che vedi sono temibili anche
per gli dèi e lo stesso Giove e,
come di solito voi giurate per
il nome degli dei, gli dèi
lo fanno per la maestà dello Stige

entrerai proprio al cospetto di Proserpina la quale ti accoglierà cortese e benigna,
spiega perché sei giunta, prendi ciò che  ti viene porto e ricalcando le 
tue tracce precedenti ritornerai a vedere questo coro delle celesti stelle
così giaceva immobile, e niente più
che un dormiente  cadavere.
Però Cupido... accorse accanto alla sua Psiche
e le deterse il sonno con cura
viene preparato un grande banchetto 
di nozze. era reclino al posto d'onore il 
marito, con la sua Psiche stretta fra le 
braccia e così pure Giove e Giunone, 
e poi secondo gerarchia tutti gli altri dèi. 
le grazie facevano risuonare dolci canti. 
canto Apollo allora alla cetra. Venere 
entrò su quella musica soave e danzò
 meravigliosa sulla scena. così, secondo 
il rito, Cupido prende la mano di 
Psiche e, maturato il tempo per il parto, 
nasce loro una figlia: quella che 
noi chiamiamo 

Voluttà
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